mercoledì 20 luglio 2016

Solo un bambino rimase lì a sognare



«Ma ve ne volete o non ne volete uscire dalla merda?» Faceva Milia a quelle madri lagnose.
«Si ce ne vogliamo uscire. Ma i nostri figli che devono fare?»
«Devono sognare. Devono semplicemente sognare» disse Milia
«Sognare?»Dicevano le madri sconfortate ed incerte.
«Semplicemente questo: sognare»
[Mimmo Rando, Omero al faro]


Viviamo in un mondo che ci porta a misurarci continuamente con l’inferno.
 L’inferno incalza noi, generazione di semidei. O generazione Erasmus, dicono.
Cresciuti dopo la strage di Bologna, ci stavamo affacciando all’adolescenza l’11 settembre, quando su Italia 1 abbiamo visto due aerei infilarsi nelle Torri Gemelle e non capivamo se fosse un telefilm o cosa.Ci hanno insegnato che il mondo è un posto bello, mai ci ha sfiorato prima d’ora la sensazione che un treno, una stazione, un aeroporto potessero essere luoghi pericolosi: al massimo ci siamo abituati a togliere i liquidi e le forbici dal bagaglio a mano. 

La guerra per noi è sempre stata qualcosa di lontano, un eco d’Africa o di Terzo mondo, circoscritto, comunque remoto nel tempo e nello spazio. C’erano i pacchi di pasta e tonno per i bambini bosniaci, quando eravamo piccini. Poco più di un decennio dopo andiamo in vacanza in Croazia e quei bambini di allora possono essere i nostri compagni di nottata a Hvar o Belgrado, assuefatti come siamo al lieto fine.  Siamo la generazione delle borse di studio, della ricerca oltreoceano, delle vacanze in Inghilterra d’estate. Ci hanno insegnato a temere il colesterolo da full English breakfast, il furto con destrezza a Barcellona, il cagotto per il ghiaccio nei cocktail di Bali o Bangkok. 

Finchè una mattina di luglio ci scopriamo vulnerabili, mortali. C’è l’inferno ed è un camion imbizzarrito sulla spiaggia della Promenade des Anglais, là dove qualche estate addietro bevevamo birra belga, sette donne di vent’anni con una cagnolina di nome Viola – e, ironia della sorte, ancora non lo sapevamo che quella sarebbe stata l’ultima estate insieme. L’inferno sono i carri armati e gli spari in quella stessa Piazza Taksim in cui meno di dieci mesi fa ho aspettato la mezzanotte del mio compleanno, ebbra di raki e di felicità.

Istintivamente, penso alla sfida finale delle Città Invisibili: «cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». Mi chiedo cosa significhi questo dargli spazio. Da una parte, come molti hanno detto o scritto in queste giornate, significa probabilmente non arrendersi alla paura, non smettere di viaggiare, muoversi, sentirsi il mondo sulla pelle. Dall’altra, l’azione più antetica: imparare a fermarci, regredire al nostro essere bambini, e sognatori.


 
Sabato sera a Camogli, in un tramonto perfetto da cartolina di luglio, un gruppo di bambini è seduto sulla terrazza davanti al mare. In silenzio, ma con occhi pieni di stupore guardano lo spettacolo di due giocolieri di strada. Dietro il vociare degli adulti, le chiassose hit dell’estate, la bramosia di postare, più che di guardare, il mare. 

Chissà se quei bimbi sanno dei passeggini schiantati sull’asfalto di Nizza, delle bombe di Stato sul parlamento di Ankara. Forse, ha ragione la Milia, che dalla merda ci salveranno i sogni dei bambini. Sogni istintivi di pace e di pulizia. A noi grandi è stato insegnato che sognare è una fuga, l’irrealizzabile per antonomasia.  
L’inferno non è quando siamo noi con i nostri sogni, e ne facciamo i demiurghi del mondo che vogliamo, che possiamo.


sabato 9 luglio 2016

Appunti sparsi per weekend con il sorriso - Estate in città

Se mi chiedessero che forma ha la felicità?
La felicità ha il segno delle Birkestock nei piedi, la felicità ha le lentiggini sul naso perché adora sentire il sole e il vento in faccia. Ha i capelli scompigliati delle pedalate in bicicletta la mattina e le endorfine del post allenamento all’alba. La felicità - e mentre parlo mi rivolgo soprattutto a me, ostinata precisetta perfezionista che non sono altro -  è a frammenti.  Sono piccole gioie di profumi, sapori, sensazioni e colori. Iniziamo il weekend con sette appunti di gioia. 
Tema di questa settimana l’estate in città.

 
1. Sfoderare le Birkestock
 Ne sono indomita fan da anni, ben prima del loro grande boom modaiolo.  Le avevo a fiori da bambina, poi modello infradito da adolescente, quando sono state le fedelissime compagne dei primi viaggi con lo zaino in spalla. Ora solo Arizona – più prosaicamente dette “ciabas” da mio fratello. Per l’estate 2016 sto valutando un frivolo tocco di argento o un bel azzurrino polvere in camoscio.
 Nota d’autore: va bene l’effetto antisesso ma piedi curatissimi o è subito fricchettona a pelo lungo anni ’70. NO GRAZIE.

2. Fare colazione con il latte di mandorla.

      Sono in chiara astinenza da colazioni siciliane, quelle lunghissime con i dolci farciti ricotta e i piedi nudi incrociati sulla sedia. 
      Qui compro il latte di mandorla bio e rigorosamente senza zuccheri aggiunti, da bere con ghiaccio e una spruzzata di caffè o vaniglia in polvere.

3. Leggere un libro con il mare dentro


      Come questo http://www.store.rubbettinoeditore.it/narrativa/omero-al-faro.html  – ottimo acquisto in quel di Scili. Ne riparleremo presto su questi schermi.  
       In alternativa incetta delle edizioni limitate di Dove, speciale Sicilia http://viaggi.corriere.it/viaggi/vacanze/la-guida-alla-nuova-sicilia-di-dove-e-in-edicola/  

  4. Ascoltare qualsiasi canzone di Birdy.
 
Colpa dei taxisti praghesi, che devono essere grandi fan. Wild horses in loop per le pedalate mattutine. 

5. Cenare all’aperto, nel mio posto del cuore pavese. http://www.millabistrot.it/ 

    Consigliatissimi i fiori di zucca fritti con acciuga e burrata e la tartare di salmone e guacamole. Oppure la cotoletta a orecchia d’elefante, se l’istinto carnivoro prevale sulla calura.
     Do not  miss: Autan come se piovesse.
  
6.  Regalarsi del tempo.

      Con l’arrivo del caldo riscopro i miei riti cittadini: svegliarsi all’alba per allenarsi nella frescura del mattino e i rientri a casa pigri della sera, passeggiando piano in attesa del tramonto.  

7. Pianificare fughe bellissime dalle amiche che ormai vivono lontane.
     Tappa in cantiere: Roma. In nota:
   - mostra al Palatino  http://www.partibiromanihil.info
   - il triangolo della perdizione glucidica di Roscioli http://www.roscioli.com/it/ 


      Ora devo solo esercitarmi ad essere una credibile pellegrina per lo sconto speciale Giubileo http://www.trenitalia.com/tcom/Offerte-e-servizi/Speciale-Roma

martedì 5 luglio 2016

La chiamavano Motty Routard - Tips & Tricks in viaggio

#1. Come scegliere dove dormire?



Domenica mi sono svegliata a Napoli e addormentata a Bologna, e ieri sera a Firenze: magistra vita sembra suggerirmi che potrebbe essere un’idea buona e giusta inaugurare una rubrica di Tips & Tricks in viaggio. Primo tema cruciale: come scegliere dove dormire. Segue prolisso vademecum che si può naturalmente applicare non solo agli hotel ma adattare a qualsiasi tipologia di “tetto sopra la testa”.

      1. Conoscere per decidere
Se questa semplice massima è appesa stampata a caratteri cubitali dietro la mia scrivania, un motivo ci sarà. Prima di un viaggio un’infarinatura generale sulla destinazione aiuta a orientarsi meglio, soprattutto nelle grandi città, dove le diverse aree possono anche essere radicalmente diverse l’una dall’altra.

      2. Capire le vostre esigenze e priorità.
Prima di iniziare a selezionare le possibili strutture, cercate di focalizzare quali sono le vostre reali necessità - in base a quanto avete appreso applicando il punto 1. Io stessa ho esigenze molto diverse a seconda se viaggio per lavoro oppure per piacere, con la mia famiglia, le amiche o per un romantico weekend di coppia.  Se dovete muovervi molto, meglio assicurarsi di essere ben collegati ai punti nevralgici del trasporto. Se sognate un’oasi di riposo e tranquillità, evitate le zone della movida.
Posto che gli hotel 5 stelle sono un -dorato- mondo a parte, parlando concretamente di hotel di fascia medio-alta (4 stelle e 4 stelle SUP), si dividono sostanzialmente in due categorie:
  •  i grandi hotel di catena garantiscono un minimo standard di qualità e comfort che è uguale in ogni parte del mondo, con il rischio di risultare un po’ omologati; a volte proprio perché necessitano di grandi spazi sono leggermente decentrati, seppur nei quartieri residenziali più eleganti.
  •          gli hotel indipendenti (in cui rientrano i cosiddetti “design” o “boutique” hotel) si trovano nei posti più suggestivi della città e hanno un’ambientazione più personale e affascinate. Di contro, a volte gli spazi sono necessariamente più sacrificati, senza contare che purtroppo, nelle mete più gettonate, molti mantengono poco o nulla di quello che promettono. Per evitare la fregatura, oltre alla ricerca su internet consultate anche le care vecchie guide cartacee (Lonely Planet e Routard prediligono questo genere di sistemazioni) e leggete con attenzione i punti successivi :-)  
    Attenzione speciale agli animali domestici. Accertatevi che siano non solo consentiti ma che sia
    garantito loro anche un trattamento adeguato. 
3    3. Fate un uso consapevole di internet
Si moltiplicano ogni giorno App e siti in stile Booking.com o TripAdvisor: fonti preziosissime ma delle quali occorre fare buon uso. Analizzate la media dei recensori e la loro nazionalità (Paese che vai abitudini che trovi e probabilmente a un asiatico 15mq di camera sembrano un’enormità!).
Regola base: non considerate i giudizi troppo positivi o negativi, ma concentratevi sui punti più ricorrenti. In molti apprezzano la prima colazione? Probabilmente sarà davvero buona. Ci sono lamentele frequenti sulla scarsa insonorizzazione? Valutate se questo possa essere o meno un problema per voi. Più recensioni insistono sulla scarsa pulizia? F-U-G-A.
Repetita iuvant: fate la prova del nove con una bella guida cartacea.

  4. Rivolgersi direttamente alla struttura
Dopo la ricerca via web, è il momento di prenotare. Consiglio spassionato: telefonate e relazionatevi di persona. Soprattutto in Italia, chiamare e confrontarsi direttamente può strappare un occhio di riguardo. Oltre al fatto che se avrete prenotato su internet l’ultima camera in offerta stracciatissima poi non potrete certo lamentarvi se finite al piano terra, con vista cortile interno e letto alla francese (sad true story).
Avete telefonato e vi stanno proponendo la stessa camera che vedete su Booking a un prezzo più alto? Fatelo presente.

 

 5. Aiutati che il Ciel t’aiuta 
Informate l’albergo se arrivate a tarda notte o al contrario al mattino molto presto, pregandoli di fare il possibile per avere una camera già pronta.  Avvisate se avete patologie che richiedono trattamenti o cibi speciali.  Una volta a destinazione, assicuratevi di avere tutti i documenti necessari, la carta di credito da dare a garanzia e un’etichetta di riconoscimento sulla valigia, nel caso dobbiate lasciarla in deposito.

 

6. Gentilezza e rispetto, sempre. Timore, mai

In un mondo in cui la buona educazione e il garbo sembrano avviati a un inesorabile declino, cercate di distinguervi sempre per cortesia e gentilezza.  Ma soprattutto, parola di ex timida cronica, non abbiate MAI paura di far valere le vostre ragioni in caso ci siano oggettivamente dei problemi. Se la struttura è seria e la colpa oggettivamente NON vostra, potete stare certi che si prodigheranno al massimo per cancellare la brutta impressione iniziale. Nella mia storia personale, rimarranno indimenticabili gli scatti fotografici in una camera d’albergo di Istanbul per dimostrare che nonostante avessi pagato una Superior stessero cercano di rifilarmi una Standard [così piccola che non ci passavo tra il letto e il muro]. Per la cronaca finì con una Junior Suite all’ultimo piano e il brindisi di compleanno offerto dal direttore.

Last but not the least, gli hotel sono spesso a prova di smemorati cronici come la sottoscritta…Se avete dimenticato qualcosa basta chiedere (il dental kit, l’adattatore, il caricabatterie, la mappa della città).
     
E ricordate la regola aurea: chi trova un (amico) concierge trova un tesoro!!!

Ps: per seguire le mie peregrinazioni su IG: @giulia_giuliapoli #mottyroutard