mercoledì 26 luglio 2017

La Bolivia, (e) cinque anni dopo


Poi una mattina la linea del tempo di Facebook mi ricorda che sono passati cinque esatti da quel viaggio là.

25 luglio 2012, atterravo in Bolivia.
Fino a quel momento, da sola ero andata giusto in mezzo al mar Mediterraneo a salvare le foche monache con il Wwf  - o, almeno, così prometteva il volantino).
Poi un giorno di primavera, nel mio studio di Montpellier ho raggranellato ciò che restava della borsa Erasmus e mi sono comprata tre voli intercontinentali (che oggi definerei con scali un po’ scalcagnati) per un mese di volontariato in una missione a Cochabamba, sull’altipiano centrale.
Cinque anni e riapro le foto, sfocate e imprecise come solo possono essere gli scatti di una compatta per bambini che avevo comprato apposta, perchè resistesse all’acqua e agli urti. 

Le riguardo. Mi riguardo: “ma sono invecchiato”.
Come l’imperatore Adriano, quanto sento mia quell’avversativa così tranchant.

C’è un’isola, minuscola, nel mezzo del lago Titicaca, e in mezzo a quell’isola una strada, e alle sei del mattino, su quella strada, c’ero io, con il mio zainetto e il più clamoroso crepacuorone dei miei ventitre anni.  Ho attraversato l'alba da sola, percorrendo l'intera isola da sud a nord, fino al termine del sentiero. Allora, mi sono seduta al bar di una vecchietta che senza chiedere niente mi ha preparato un mate de coca bollente con un paninenetto farcito di burro e marmellata [ancora oggi se mi chiedono quale sia stata la colazione più buona della mia  vita,  cito quel desayuno al tavolino di plastica del porticciolo deserto]

 Cinque anni dopo, è il primo lunedi di luglio quando un corriere Amazon Prime consegna sulla mia scrivania un libretto - “e si va avanti” recitano i caratteri bianchi sulla copertina arancione - ecco, di nuovo la fatica di quei passi in sequenza, uno dietro l’altro, nell’aria rarefatta delle montagne andine.

La Bolivia è stata la cogenza della vita, d’un colpo spolpata di tutto quello che c’era intorno.
E sai cosa rimane? 
Quest’avanzare, che è al tempo stesso progressione verso il futuro e contrazione di ciò che conta: abbracci a colazione appiccicosi di burro d’arachidi, fango sotto le unghie scavando l’orticello della scuola, un foulard arcobaleno tra i capelli, un disegno stropicciato, la copertina che pizzica per stendersi all’ora della nanna, la sillaba incerta nel dire zanahoria, la danza dei ricami sulle gonne  della domenica.

Il Big Bang della vita, quando esplode ha sorrisi sdentati, tende mani impiastricciate di colore.



CONSIGLI SPARSI

Ovviamente facevo base nella casa famiglia dove ero volontaria, a Cochabamba.
La città è famosa per essere uno dei più grandi mercati dell’America Latina. Essendo al centro dell’altipiano è "a soli" 2500m di altezza, quindi per chi arriva dall’Europa è preferibile atterrare qui che non a La Paz, per adattarsi meglio all’altitudine. È un punto nevralgico, perfettamente collegato via bus /aereo a tutte le maggiori mete turistiche

Ho viaggiato sempre con i coche, gli autobus a lunga percorrenza Sicuramente non il mezzo più rapido ma il migliore per vivere davvero il Paese che si sta attraversando. I bus sono molto moderni, e con un piccolo sovrapprezzo si possono avere comodi e spaziosi sedili allungabili (come quelli della business in aereo) per dormire durante le lunghe traversate. Soprattutto nelle zone di montagna, meglio spendere qualcosa in più per avere mezzi moderni e sicuri. Accertatevi che abbiano il riscaldamento e tenete sempre a portata di mano sacco a pelo e abiti pesanti.

I taxi sono il maggiore pericolo per i viaggiatori occidentali: truffe e tentativi di rapina da parte di finti abusivi sono una piaga delle città boliviane. Usate solo compagnie con referenze certe, chiamate da persone di fiducia in hotel/ristorante. PER NESSUNA RAGIONE accettate di condividere il taxi con sconosciuti, neanche se incontrati nelle aree più in e occidentalizzate.

Capitolo donna sola: nel centro delle cittadine più piccole e turistiche ci si muove tranquille (Coroico, Copacabana, Uyuni ma anche Potosi), con l’accortezza di prenotare sempre in anticipo l'alloggio e scegliere con un minimo di attenzione i mezzi per gli spostamenti. Ad Oruro, città mineraria e non troppo avezza alla presenza dei turisti, sono stata solo qualche ora di passaggio ma ricordo la spiacevolissima sensazione di essere “un po’ troppo” osservata. Nelle grandi città come La Paz e Cochambamba di giorno ci si può muovere, sempre con prudenza e tenendo conto del fatto che si è sfacciatamente straniere, mentre al calar del sole vige un vero e proprio coprifuoco, per cui è decisamente sconsigliato uscire da sole, anche nelle vie più centrali. 

 



TURISMO
Essendo lì non per fare la turista, il tempo destinato a vedere le maggiori attrazioni del Paese non è stato molto. Ho sempre viaggiato da sola e da backpacker, dormendo negli ostelli che mi prenotavo con qualche giorno prima. Come guide, ho usato sia la Lonely Planet (ed. Italiana) che la Routard (ed Francese), trovandole entrambe molto attendibili

1. Cochambamba – La Paz e Valle de Luna – Coroico – Copacabana* – Isla del Sol -  La Paz
**Da qui si può attraversare il Titicaca e proseguire per il Perù via Puno per Cuzco e Machu Picchu
Nonostante sia snobbata da molti tour organizzati che preferiscono passare direttamente in Perù, consiglio vivamente di prevedere una tappa all'Isla del Sol. Rispetto al giro mordi e fuggi tradizionale che l'attrerva in mezza giornata partendo da Nord , il mio suggerimento è di prendere la barca pomeridiana da Copacabana a Yumami, il sud dell’isola. Fermatevi in uno dei piccoli b&b (mediamente di livello più alto rispetto a Copacabana) in quella parte di isola e arrampicatevi fino al punto panoramico da cui si vede un tramonto indimenticabile, con vista a 360° su tutto il lago.
Il giorno dopo fate il trekking verso Nord al sorgere del sole. La levataccia sarà ampiamente ricompensata dal silenzio e dalla pace assoluta, in un’atmosfera fuori dal tempo.


2.  Salar de Uyunie Laguna Colorada
Il treno da Oruro è l’alternativa decisamente più rapida, lussuosa, ma soprattutto sicura rispetto ai bus che in queste zone percorrono strade impervie e spesso gelate. L'ideale è arrivare a Uyuni in serata, in modo da essere pronti il giorno successivo per le escursioni al Salar e Laguna Colorada: è obbligatorio avvalersi di un tour operator, io mi sono appoggiata a uno di quelli consigliati dalle guide, scegliendo il giro di tre giorni. Anche in questo caso, si può sconfinare in Cile e proseguire nel deserto di Atacama: dovevo tornare a Cochamba, ma sulla via del rientro mi sono fermata una giornata a Potosì. Tassativo avere abiti adeguati (si dorme in ostelli decisamente spartani a temperature sottozero) e occhiali da sole contro il bianco accecante del lago di sale.


SOUVENIR
Il cioccolato di El Ceibo, meravigliosa realtà equosolidale a sostegno delle comunità agricole. Hanno boutique e punti vendita in tutte le città più importanti. In Italia, il loro cacao amaro si trova in molte botteghe Altromercato http://www.altromercato.it/it_it/produttori/el-ceibo/
 

Le borse in pelle fatte a mano (soprattutto a La Paz, ci sono botteghe artigianali che ne producono di bellissime); le sciarpe e i maglioni in pura alpaca (ne conservo uno con i lama, non esattamente sexy ma è il mio rifugio invernale), sempre avendo cura di scegliere non il prezzo più basso ma produttori che non sfruttino i contadini e rispettino l’ambiente. Lo stesso discorso vale per gli scampoli di tessuto: vedendo le donne filare ancora a mano al telaio, le pezze cheap made in China spacciate ai turisti perderanno ogni fascino. 

La quinoa: la scoprii là, ben prima che esplodesse la mania. Allora costava una cifra ridicola (anche l’avocado eh!)

L’argento e i bijoux: custodisco gelosamente un paio di orecchini tutti pietruzze e nappine porpora che acquistai in una cooperativa femminile a Potosì. Pesano una quintalata, ma negli anni sono diventati il mio porte bonheur da evento.

[Qualche mese fa, ho perso una nappina ai controlli di sicurezza a Fiumicino e non sono più riuscita a riattacarla. Da allora li porto così, asimmetrici, che risuonino di cinque anni di vita sfacciamente imperfetta].