Poi una mattina la linea del
tempo di Facebook mi ricorda che sono passati cinque esatti da quel viaggio là.
25 luglio 2012, atterravo in Bolivia.
Fino a quel momento, da sola ero andata giusto in mezzo al mar Mediterraneo a salvare le foche monache con il Wwf - o, almeno, così prometteva il volantino).
Poi
un giorno di primavera, nel mio studio di Montpellier ho raggranellato ciò che
restava della borsa Erasmus e mi sono comprata tre voli intercontinentali (che
oggi definerei con scali un po’
scalcagnati) per un mese di volontariato in una missione a Cochabamba,
sull’altipiano centrale.
Cinque anni e riapro le foto,
sfocate e imprecise come solo possono essere gli scatti di una compatta per
bambini che avevo comprato apposta, perchè resistesse all’acqua e agli urti.
Le riguardo. Mi riguardo: “ma
sono invecchiato”.
Come l’imperatore Adriano, quanto sento mia quell’avversativa così tranchant.
C’è un’isola, minuscola, nel mezzo del lago Titicaca, e in mezzo a
quell’isola una strada, e alle sei del mattino, su quella strada, c’ero io, con
il mio zainetto e il più clamoroso crepacuorone
dei miei ventitre anni. Ho attraversato l'alba da sola, percorrendo l'intera isola da sud a nord, fino al termine del sentiero. Allora, mi sono
seduta al bar di una vecchietta che senza chiedere niente mi ha preparato un mate de
coca bollente con un paninenetto farcito di burro e marmellata [ancora oggi se mi chiedono quale sia stata la colazione più buona della mia vita, cito quel desayuno al tavolino di plastica del porticciolo deserto]
Cinque anni dopo, è il primo lunedi di luglio quando un corriere
Amazon Prime consegna sulla mia scrivania un libretto - “e si va
avanti” recitano i caratteri bianchi sulla copertina arancione - ecco, di nuovo la fatica di quei passi in sequenza, uno dietro l’altro, nell’aria
rarefatta delle montagne andine.
La Bolivia è stata la cogenza della vita, d’un colpo spolpata di tutto
quello che c’era intorno.
E sai cosa rimane?
Quest’avanzare, che è al tempo stesso progressione verso il futuro e contrazione di ciò che conta: abbracci a colazione appiccicosi di burro d’arachidi, fango sotto le unghie scavando l’orticello della scuola, un foulard arcobaleno tra i capelli, un disegno stropicciato, la copertina che pizzica per stendersi all’ora della nanna, la sillaba incerta nel dire zanahoria, la danza dei ricami sulle gonne della domenica.
Quest’avanzare, che è al tempo stesso progressione verso il futuro e contrazione di ciò che conta: abbracci a colazione appiccicosi di burro d’arachidi, fango sotto le unghie scavando l’orticello della scuola, un foulard arcobaleno tra i capelli, un disegno stropicciato, la copertina che pizzica per stendersi all’ora della nanna, la sillaba incerta nel dire zanahoria, la danza dei ricami sulle gonne della domenica.
Il Big Bang della vita, quando esplode ha sorrisi sdentati, tende mani impiastricciate di colore.
CONSIGLI SPARSI
Ovviamente facevo base nella casa famiglia dove ero volontaria, a Cochabamba.
La città è famosa per essere uno dei più grandi mercati dell’America Latina. Essendo al centro dell’altipiano è "a soli" 2500m di altezza, quindi per chi arriva dall’Europa è preferibile atterrare qui che non a La Paz, per adattarsi meglio all’altitudine. È un punto nevralgico, perfettamente collegato via bus /aereo a tutte le maggiori mete turistiche
Ho viaggiato sempre con i coche, gli autobus a lunga percorrenza
Sicuramente non il mezzo più rapido ma il migliore per vivere davvero il Paese
che si sta attraversando. I bus sono molto moderni, e con un piccolo
sovrapprezzo si possono avere comodi e spaziosi sedili allungabili (come quelli
della business in aereo) per dormire durante le lunghe traversate. Soprattutto
nelle zone di montagna, meglio spendere qualcosa in più per avere mezzi moderni
e sicuri. Accertatevi che abbiano il riscaldamento e tenete sempre a portata di
mano sacco a pelo e abiti pesanti.
I taxi sono il maggiore pericolo
per i viaggiatori occidentali: truffe e tentativi di rapina da parte di finti
abusivi sono una piaga delle città boliviane. Usate solo compagnie con
referenze certe, chiamate da persone di fiducia in hotel/ristorante. PER NESSUNA RAGIONE accettate di
condividere il taxi con sconosciuti, neanche se incontrati nelle aree più in e
occidentalizzate.
Capitolo donna sola: nel centro delle cittadine più piccole e turistiche ci si muove tranquille (Coroico, Copacabana, Uyuni ma anche Potosi), con l’accortezza di prenotare sempre in anticipo l'alloggio e scegliere con un minimo di attenzione i mezzi per gli spostamenti. Ad Oruro, città mineraria e non troppo avezza alla presenza dei turisti, sono stata solo qualche ora di passaggio ma ricordo la spiacevolissima sensazione di essere “un po’ troppo” osservata. Nelle grandi città come La Paz e Cochambamba di giorno ci si può muovere, sempre con prudenza e tenendo conto del fatto che si è sfacciatamente straniere, mentre al calar del sole vige un vero e proprio coprifuoco, per cui è decisamente sconsigliato uscire da sole, anche nelle vie più centrali.
Essendo lì non per fare la turista, il tempo destinato a vedere le maggiori attrazioni del Paese non è stato molto. Ho sempre viaggiato da sola e da backpacker, dormendo negli ostelli che mi prenotavo con qualche giorno prima. Come guide, ho usato sia la Lonely Planet (ed. Italiana) che la Routard (ed Francese), trovandole entrambe molto attendibili
1. Cochambamba – La Paz e Valle
de Luna – Coroico – Copacabana* – Isla del Sol - La Paz
**Da qui si può attraversare il
Titicaca e proseguire per il Perù via Puno per Cuzco e Machu Picchu
Nonostante sia snobbata da molti tour organizzati che preferiscono passare direttamente in Perù, consiglio vivamente di prevedere una tappa all'Isla del Sol. Rispetto al giro mordi e fuggi
tradizionale che l'attrerva in mezza giornata partendo da Nord , il mio suggerimento è di
prendere la barca pomeridiana da Copacabana a Yumami, il sud dell’isola. Fermatevi
in uno dei piccoli b&b (mediamente di livello più alto rispetto a
Copacabana) in quella parte di isola e arrampicatevi fino al punto panoramico da
cui si vede un tramonto indimenticabile, con vista a 360° su tutto il lago.
Il giorno dopo fate il trekking
verso Nord al sorgere del sole. La levataccia sarà ampiamente ricompensata dal
silenzio e dalla pace assoluta, in un’atmosfera fuori dal tempo.
2. Salar de Uyunie Laguna Colorada
Il treno da Oruro è l’alternativa decisamente più rapida, lussuosa, ma soprattutto sicura rispetto ai bus che in queste zone percorrono strade impervie e spesso gelate. L'ideale è arrivare a Uyuni in serata, in modo da essere pronti il giorno successivo per le escursioni al Salar e Laguna Colorada: è obbligatorio avvalersi di un tour operator, io mi sono appoggiata a uno di quelli consigliati dalle guide, scegliendo il giro di tre giorni. Anche in questo caso, si può sconfinare in Cile e proseguire nel deserto di Atacama: dovevo tornare a Cochamba, ma sulla via del rientro mi sono fermata una giornata a Potosì. Tassativo avere abiti adeguati (si dorme in ostelli decisamente spartani a temperature sottozero) e occhiali da sole contro il bianco accecante del lago di sale.
Il treno da Oruro è l’alternativa decisamente più rapida, lussuosa, ma soprattutto sicura rispetto ai bus che in queste zone percorrono strade impervie e spesso gelate. L'ideale è arrivare a Uyuni in serata, in modo da essere pronti il giorno successivo per le escursioni al Salar e Laguna Colorada: è obbligatorio avvalersi di un tour operator, io mi sono appoggiata a uno di quelli consigliati dalle guide, scegliendo il giro di tre giorni. Anche in questo caso, si può sconfinare in Cile e proseguire nel deserto di Atacama: dovevo tornare a Cochamba, ma sulla via del rientro mi sono fermata una giornata a Potosì. Tassativo avere abiti adeguati (si dorme in ostelli decisamente spartani a temperature sottozero) e occhiali da sole contro il bianco accecante del lago di sale.
SOUVENIR
Il cioccolato di El Ceibo,
meravigliosa realtà equosolidale a sostegno delle comunità agricole. Hanno
boutique e punti vendita in tutte le città più importanti. In Italia, il loro
cacao amaro si trova in molte botteghe Altromercato http://www.altromercato.it/it_it/produttori/el-ceibo/
Le borse in pelle fatte a mano
(soprattutto a La Paz, ci sono botteghe artigianali che ne producono di bellissime);
le sciarpe e i maglioni in pura alpaca (ne conservo uno con i lama, non
esattamente sexy ma è il mio rifugio invernale), sempre avendo cura di
scegliere non il prezzo più basso ma produttori che non sfruttino i contadini e
rispettino l’ambiente. Lo stesso discorso vale per gli scampoli di tessuto: vedendo le donne filare ancora a mano al telaio, le pezze cheap made in China spacciate ai turisti perderanno ogni fascino.
La quinoa: la scoprii là, ben
prima che esplodesse la mania. Allora costava una cifra ridicola (anche l’avocado eh!)
L’argento e i bijoux: custodisco
gelosamente un paio di orecchini tutti pietruzze e nappine porpora che acquistai in una
cooperativa femminile a Potosì. Pesano una quintalata, ma negli anni sono
diventati il mio porte bonheur da evento.
[Qualche mese fa, ho perso una nappina ai controlli di sicurezza a Fiumicino e non sono più riuscita a riattacarla. Da allora li porto così, asimmetrici, che risuonino di cinque anni di vita sfacciamente imperfetta].
[Qualche mese fa, ho perso una nappina ai controlli di sicurezza a Fiumicino e non sono più riuscita a riattacarla. Da allora li porto così, asimmetrici, che risuonino di cinque anni di vita sfacciamente imperfetta].